Il Cinema nei manifesti
Quasi un quadro, più di un invito: il manifesto cinematografico è stato per decenni il modo più veloce e persuasivo per condensare e trasferire in una sola immagine tutta l’atmosfera di un’intera storia proposta nelle sale cinematografiche. Se ne sono servite le case di distribuzione di Hollywood e di Cinecittà, ingaggiando i più bravi disegnatori del momento, tra cui il catanese Enrico De Seta, che hanno reso ancora più iconici i personaggi e gli interpreti dei film, dagli anni Trenta fino quasi ai giorni nostri, quando la funzione della locandina e del manifesto è stata soppiantata dalla forza trainante dei trailer cinematografici.
Attraverso una carrellata di immagini, molte delle quali diventate simbolo stesso della cinematografia internazionale, Attilio Bruno – Past Governatore del Distretto 2110 Sicilia e Malta del Rotary, collezionista, grande esperto e cultore anche dei manifesti cinematografici – ha intrattenuto, affabulato e incuriosito i soci e gli ospiti della serata organizzata in sede dalla presidente del Rotary Club Catania, Maria Torrisi.
“Il mercato del cinema era in veloce crescita e molti tra i più bravi disegnatori erano in grado di realizzare locandine e manifesti in pochissimi giorni – ha svelato il relatore – puntando sulle caratteristiche più marcate del personaggio e sulle peculiarità dell’attore. La scelta dei colori e dei caratteri tipografici, unita alla capacità di rappresentare le espressioni del viso in maniera fortemente comunicativa, hanno fatto la fortuna di moltissimi film in Italia e in America”.
Il collezionismo dei manifesti cinematografici riunisce appassionati in ogni parte d’Italia e del mondo, i più antichi e rari sono venduti all’asta e raggiungono quotazioni da capogiro: la locandina originale del film horror Frankenstein, ad esempio, girato nel 1931 e prodotto dagli Universal Studios, pochi anni fa è stato battuto all’asta 360 mila dollari, quello di King Kong 390 mila. Ma per soddisfare l’interesse di molti appassionati di storia del cinema sono in commercio, anche a poche decine di euro, copie fedeli di moltissime locandine, belle da esporre e interessanti da studiare.
“I cinema, soprattutto nei centri minori, erano luoghi di aggregazione – ha ricordato Francesco Milazzo nel suo intervento, a conclusione della serata – e la bacheca con la cornice di legno e la grata di metallo che proteggeva la locandina di turno era per noi una sorta di altarino. L’incontro di oggi è una forma di consacrazione della memoria, un prezioso contributo alla sacralità delle nostre radici”.